Pianta erbacea annuale dal fusto eretto e poco ramificato. Foglie alterne, oblunghe con margine sinuoso-dentato. Fiori penduli che si raddrizzano all’antesi, ermafroditi, con corolla bianca, rosea o violacea. Le capsule immature sono percorse da un canale lattirifero.
La pianta è considerata una specie officinale tossica a causa del contenuto di alcaloidi benziltetraidroisochinolici (morfina, codeina, tebaina, noscapina e papaverina) come componenti dell’oppio, ovvero del succo lattiginoso contenuto nelle capsule immature. Tali principi producono i noti effetti narcotici, sedativi ed analgesici dell’oppio e dei suoi derivati. In particolare, la morfina è utilizzata come agente anestetico e come potente farmaco analgesico, ma causa anche una forte dipendenza all’assunzione ripetuta e prolungata; la codeina è un efficace analgesico e, insieme alla noscapina, anche un ottimo antitussivo.
Il Papaver somniferum è noto sin dai tempi più antichi per le sue proprietà narcotiche ed analgesiche. Nella città sumera di Uruk (III millennio a.C.) furono ritrovate alcune tavolette di argilla portanti gli ideogrammi “gill” e “hull”, tradotte rispettivamente con “pianta” e “gioia-ebrezza”, in riferimento al papavero da oppio. Mentre nell’Odissea è riportata l’esistenza del “nepente”, un misterioso farmaco in grado di “alleviare le sofferenze e condurre all’oblio” e il cui principale ingrediente si ritenga sia l’oppio.
La pianta si diffuse, poi, in Oriente nel VII secolo d.C., dando inizio alla pratica del fumo dell’oppio in Cina, favorito dalle continue importazioni di oppio nel territorio, sotto il controllo della corona inglese. L’utilizzo ricreativo dell’oppio fu presto dichiarato illegale, a seguito dei numerosi casi di dipendenza, e in tale contesto vennero combattute le cosiddette “guerre dell’oppio”, tra il governo cinese e la Compagnia delle Indie Orientali.
In Europa, invece, l’uso dell’oppio ebbe inizio con Paracelso, che lo introdusse nella pratica medica come una tintura idroalcolica, il “laudano”, utile come analgesico, tranquillante e sedativo e che divenne un ottimo antidolorifico per i più comuni disturbi infantili.
Effetti tossicologici: in dosi eccessive può provocare letargia, profonda sonnolenza, depressione respiratoria, eccessiva sudorazione, aritmie e coma.
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