Punica granatum L.

Additional Info

  • Forma biologica: Fanerofita arborea
  • Sinonimo: Granatum puniceum St.-Lag., Punica nana L.
  • Nome comune: Melograno
  • Famiglia: Lythraceae
  • Tipo corologico: W-Asiatica
  • Categoria di rischio IUCN: LC

Piccolo albero con rami spesso spinescenti, foglie caduche, ovate, di colore verde lucido con apice generalmente arrotondato. Fiori subsessili, arancio-mattone con tanti stami vistosi. Frutto: bacca molto coriacea. 

Pianta a portamento generalmente arbustivo e cespuglioso, con fusto sinuoso e contorto e foglie semplici, con lamina obovata o ovoidale-lanceolata e margine intero. I fiori sono ermafroditi, con calice rossastro allungato a tubo e petali rossastri o aranciati. Il frutto (melagrana o granata) è chiamato balaustio o balausta (falsa bacca): è globoso, carnoso, sferico, coriaceo, rossiccio o giallo rossastro, contenente semi carnosi, traslucidi, angolosi, prismatici, di color granata.

Originario delle regioni asiatiche sud-occidentali, il melograno si è diffuso in tutto l’areale mediterraneo dove si è praticamente naturalizzato. Era noto a tutte le antiche civiltà mediterranee ed è più volte citato nel Vecchio Testamento, tra le piante della terra promessa, così come in testi buddisti.

La pianta era chiamata dai latini malum punicum, che significa ‘mela cartaginese’, poiché, come scrive Plinio il Vecchio, cresceva vicino a Cartagine; i Fenici, compresi i cartaginesi, commerciavano in tutto il Mediterraneo un colorante rosso (come il colore dei fiori) estratto da essa. Grazie alla sua duttilità cromatica, il colorante fu molto usato in Europa anche nella stampa a mano su tessuto nel corso del XIX secolo.

Grazie alla presenza di tannini e di flavonoidi, le pigmentazioni estratte dalla scorza del frutto e dalla corteccia delle parti legnose della pianta, fissate sui tessuti di origine sia animale (lana, seta) che vegetale (lino, cotone, canapa e altri) sono particolarmente solide alla luce e ai lavaggi.

Diverse sono le colorazioni ottenibili: dal giallo freddo dalle bucce del frutto acerbo, al giallo dorato da quelle del frutto maturo, all'arancione ottenuto estraendo il colore dall'intera bacca. Tra il settecento e l’ottocento in Basilicata la corteccia veniva bollita nell’acqua per circa tre ore, quindi la lana, decotta ancora per mezz’ora, si colorava di un colore giallo delicato. Secondo un’antica ricetta babilonese, facendo bollire della lana precedentemente tinta in blu con indaco in un decotto di scorze di melagrana, si ottengono diversi toni di verde, dal bottiglia allo smeraldo, ancora oggi ammirabili sui tappeti antichi dell’Anatolia.

Erba con proprietà astringenti, elimina i parassiti intestinali.

Curiosità

Dal latino Poeni (= punici, cartaginesi) perché introdotta dai romani durante le guerre puniche.

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